lunedì 28 ottobre 2013

Mangiare veneto nella Baracca del 15-18

A una mezz'oretta da Bassano del Grappa, in località Monfumo, si può mangiare in un vecchio rifugio della Prima Guerra Mondiale, immersi nelle campagne trevigiane. L'ambiente è ovviamente rinnovato, ma la cucina rimane casalinga e tradizionale.

Il menù non è infatti molto vario, ma è quello della tradizione veneta locale. Dopo un abbondante antipasto misto di salumi, sottolii e formaggi, una minestra di fagioli saporitissima e uno spezzatino, consigliatoci da amici che vanno spesso alla Baracca. Per concludere, ci siamo fatti portare un assaggio di vari dolci, tra cui degli ottimi Baci di Dama, casalinghi.


I prezzi sono contenuti e anche se il locale interno non è molto grande, è possibile mangiare in una bella veranda all'aperto, che offre uno splendido panorama sulle colline circostanti. Il posto non è molto lontano dal Monte Grappa, luogo pieno di testimonianze storiche sulla Guerra del 15-18, e se siete appassionati di questo periodo storico, vi consiglio di organizzare una giornata a tema: trekking tra le trincee e cena ristoratrice alla Baracca, un posto consigliatissimo se volete mangiare tipico.


via Sassetti 23, Monfumo (TV)
0423 545165

Mc Curry a Siena

Siena è la quinta città italiana ad ospitare la mostra del fotografo Steve Mc Curry, Viaggio intorno all'uomo, una mostra superstar, che ha guadagnato circa 400000 visitatori. L'allestimento si rinnova di volta in volta, adattandosi al complesso museale in cui si svolge e quello di Santa Maria della Scala, in piazza Duomo, è di per sè molto suggestivo. 

Una volta ospedale e ricovero per i pellegrini, è diventato un sito espositivo, ricco di testimonianze storiche architettoniche e non. Vanta infatti una bella collezione di antiche opere artistiche e di artigianato e ambientazioni medievali con affreschi e guglie, che rimandano alla tipica tradizione senese.

Le circa 200 fotografie, soprattutto in grandi dimensioni, sono disposte lungo un percorso tematico, spiegato dallo stesso Mc Curry attraverso un'audioguida (gratuita). I racconti del fotografo vanno da storie di vita a consigli tecnici su come scattare, ma in tutti casi danno un' "anima" alla fotografia e rendono la comprensione delle opere più facile.


Si comincia dai Ritratti, forma espressiva prediletta da Mc Curry, innamorato dei tratti somatici del volto: tuareg, ragazze in abiti indiani, uomini con visi sporchi dal lavoro in miniera. Ed ecco la famosissima ragazza afgana con gli occhi verdi, "ragazza copertina" di National Geographic, che è stata ricercata tanti anni dopo lo scatto e l'incontro registrato con un video, visibile prima di vedere la mostra.

Si prosegue nella sezione dedicata alla Memoria e a quella del cerchio della Vertigine, una raccolta di foto "forti": dai bambini soldati al disastro dell'Unidici Settembre. Si arriva, attraverso un basso corridoio, alla stanza della Poesia dove foto colorate, che raccontano una vita spensierata e autentica, spuntano da cubi di polistirolo nero. Abbiamo osservato per ultima la sala dello Stupore, "sentimento tipico dell'infanzia e dimenticato dagli adulti": immagini surreali e divertenti si alternano in una specie di gabbia arrivando fino al soffitto.

Il biglietto intero costa 10 €, ma le convenzioni per la riduzione (8.50 €) sono diverse (studenti universitari, soci Coop, Touring Club...). L'unico neo è stato la fila: per evitare il sovraffollamento, si amplificano i tempi di attesa. Siamo arrivati verso le 16.30, dopo un a mezz'ora abbiamo fatto il biglietto e siamo entrati nella sala dove era proiettato il video della bambina afgana; solo dopo altri 20 minuti abbiamo preso le audioguide e siamo poi finalmente entrati.

Proprio per il successo riscontrato, nel prossimo week end la chiusura verrà posticipata alle 23 e la conclusione della mostra, prevista per il 3 novembre, verrà rimandata al 6 gennaio 2014: avete ancora tempo per godervi questa imperdibile occasione!


Tutte le info sulla mostra

Il sito ufficiale del fotografo





martedì 22 ottobre 2013

Lucca in arte

Lucca è senza dubbio una delle città più belle della Toscana ed in questo autunno lo è ancora di più. Ci se ne accorge appena arrivati, nei prati di fronte al nucleo storico, si scorgono figure femminili marmoree e sinuose: sono le statue di Rabarama, scelte per celebrare i 500 anni delle famosissime mura. E'stata l'artista stessa a scegliere come disporle, pensando agli occhi dei lucchesi, che ogni giorno passando da piazze e corti nascoste, colgano con lo sguardo un qualcosa di insolito in armonia con il paesaggio urbano.


Le sue figure, spesso sedute e raccolte, nascondono un significato concettuale profondo, legato al titolo e al metodo di "ricamo" del corpo: nell'opera Translate, sul corpo della donna sono tatuate lettere, come se la lingua facesse parte del nostro modo di apparire nel mondo.

Fino al 14 gennaio, si possono ammirare le statue lungo il perimetro delle mura, a Palazzo Bernardini, in piazza dell'Anfiteatro (la più caratteristica di Lucca), in piazza Guidiccioni e in piazza del Giglio.


Rimane poco tempo, invece, per visitare la mostra di Henri Cartier- Bresson. Le sue fotografie sono esposte al Lu.C.C.A. Center, il museo di arte contemporanea, proprio vicino alla pittoresca via dei Fossi, fino al 3 novembre. Il catalogo è vario: da opere più conosciute a storie di vita comune, da paesaggi di viaggio a reportage di momenti storici del Novecento. Il biglietto intero costa 9€, ma le possibilità di riduzione sono tante.

Il week end del 31 ottobre è in programma a Lucca il grande Festival Internazionale del FumettoLucca Comics and Games, che invaderà letteralmente le strade della città vecchia. Consiglio quindi a chi voglia visitare la mostra di Bresson in quei giorni di parcheggiare alla Porta Elisa o alla più lontana Porta San Jacopo, per evitare direttamente la ressa della manifestazione



giovedì 17 ottobre 2013

Villa Puccini: FAI Marathon a Pistoia

Ho deciso di partecipare alla FAI Marathon di domenica scorsa all'ultimo minuto. Come funziona? Non troppo diversamente dalle giornate di primavera del Fondo per l'Ambiente: si aprono al pubblico beni culturali con guide formate, che aiutano i fruitori a conoscere la storia del sito storico. La formula era leggermente modificata, poichè c'era una quota da pagare (variabile se si partecipava in maniera singola, a coppie o in famiglia) e i visitatori dovevano procedere lungo un percorso a tappe in maniera autonoma, armati di zainetto con depliant e gadget, consegnato al momento dell'iscrizione. Ad ogni sosta predefinita una guida aspettava gli ospiti per spiegare quello che stavano osservando.

Abbiamo scelto la Villa Puccini di Pistoia, di proprietà originaria del medico del Granduca di Toscana. La proprietà è circondata da un enorme giardino e si estendeva fino alle vicine colline, dove una torretta delimita la fine dei possedimenti del dottore. Nel XVIII secolo fu costruita la residenza, che però non abbiamo visitato per l'occasione. 


La maratona, o per meglio dire camminata, si svolgeva in giardino: il vecchio agrumeto di cui rimangono solo i resti; il tempio di Pitagora nel laghetto artificiale, la cui grotta faceva da studio al figlio di Puccini; la statua di Linneo e altre bizzarre costruzioni. Il parco è visitabile come giardino pubblico, ma una parte è proprietà di privati, la famiglia Bonacchi, che, per la giornata, ha aperto i cancelli dei loro spazi verdi. E'proprio in questa zona, che si trovano gli edifici più interessanti: il rifacimento di una vecchia chiesa e di un castello gotico e il Pantheon degli uomini illustri. Anche in questo caso, gli interni erano off limits, ma la loro architettura era davvero particolare.


Il pomeriggio con il FAI non ha goduto di un'organizzazione impeccabile, ma scoprire siti storici della propria terra, che vengono valorizzati e sostenuti grazie al Fondo Ambiente Italiano, è un dovere per "ricordarci di salvare l'Italia".

martedì 15 ottobre 2013

Bad Blumau: tra terme e arte in Austria

In questa giornata grigia, pensare alla cosa più colorata e allegra che ho visto durante le vacanze, non può che farmi sorridere. Rogner Bad Blumau è un complesso termale nel bel mezzo della campagna stiriana ed ha una particolarità non trascurabile: è stato progettato negli anni 90 da Friedensreich (letteralmente, Regno di pace)  Hundertwasser, l'ecoarchitetto austriaco per eccellenza, autore della palazzina policroma di Vienna. Non è un artista troppo conosciuto in Italia, ma entra nel cuore per il modo tutto personale che ha di concepire le sue opere. Entrare in un edificio, da lui realizzato, è come entrare nella sua testa: sarete proiettate in una visione degli spazi ancorata alla terra e al verde. Tante linee curve e irregolarità e tanto colore sono i suoi punti di forza. Inutile aggiungere che io lo adoro.

Ecco perchè per me, Bad Blumau era un sogno e non appena mi è capitata l'occasione ho prenotato la camera per una notte nella palazzina della Kunsthaus, che ricorda l'originale di Vienna. Lo ammetto, i prezzi non sono proprio economici, ma la tariffa include, oltre al pernottamento e alla colazione, un pasto e l'accesso alle terme per due intere giornate. Non mi sono pentita della spesa, anche perchè ho constatato che gli extra avevano prezzi più che accessibili: un tè è costato circa 2 €, ad esempio. Ho prenotato tramite Booking: dateci un'occhiata, magari trovate un'offertona!


Arrivati al cancello su cui sono appollaiati pappagalli colorati, si deve suonare un campanaccio per entrare nella proprietà e oltrepassato un breve vialetto, si arriva alla struttura. Alla reception, siamo stati accolti da una simpaticissima ragazzona bionda che, oltre ad offrirci due flute di brut, ci ha spiegato nei minimi particolari come funzionava la "casa". Due braccialetti ci avrebbero permesso di girare senza portafoglio e farci addebitare tutto sul conto della camera.



Ci siamo precipitati in camera, arredata in maniera molto semplice, ma nessun dettaglio era lasciato al caso. Anche qui una sorpresa di benvenuto: una bottiglia d'acqua e pane stiriano. A nostra disposizione, una borsa con teli e ciabatte da usare nella zona delle terme, alle quali si può accedere anche con pass giornalieri. Il bagno era davvero in stile Hundertwasser: colori e mosaici ovunque.

Ho apprezzato il suo stile percorrendo i lunghi e tortuosi corridoi per arrivare alla zona benessere: il pavimento era sconnesso per ricreare la sensazione di passeggiare su un prato e alle pareti alberi d'oro. Proseguendo si arriva allo shop, che vende prodotti che si trovano all'interno del Rogner (dai saponi ai condimenti, dai teli da bagno alle cartoline): poca scelta sui prodotti dedicati a Hundertwasser. Tornando indietro, si entra nella zona del centro benessere: spogliatoi con armadietti coloratissimi, docce dotate di sapone e specchiere con phon sono a disposizione per tutti gli ospiti. 


E poi... il paradiso: piscine di ogni forma, idromassaggi, vasca con le onde, tende che nascondono materassini, brandine ergonomiche... E questo era solo l'inizio! Nel piano inferiore una zona completamente dedicata a saune e bagno turco di tantissimi tipi, che si affacciano su un prato appartato riservato a chi vuole prendere il sole "al naturale". 


Risalendo, esistono vere e proprie saloni relax (come se a fare il bagno ci si stancasse.. ;) ) con libri e quotidiani da consultare, sdraio e amache, dondoli a più posti e gong: stanze davvero bellissime e curate. La zona di Vulkania è quella riservata alle sorgenti geotermiche: l'acqua è caldissima! Prima di entrare in piscina, consiglio di prendere un galleggiante a disposizione a bordo vasca, mettersi comodi e lasciarsi cullare dalle onde: non vi svelo la sorpresa.



Ci siamo goduti le piscine e le terme fino alle 23: illuminate dalla luna sono ancor più affascinanti. L'unica pausa che ci siamo concessi è stata per la cena al ristorante Regentag, chiamato come la barca-abitazione di Hundertwasser: "giorno di pioggia" La scelta del punto ristoro, tra le diverse opzioni, è caduta su questo perchè è a bordo piscina e mangiare osservando la cupola dorata al tramonto è stato davvero emozionante; ma soprattutto perchè qui è permesso mangiare in accappatoio. Le portate incluse nel prezzo sono 4 per persona, a scelta, e i menù sono davvero vari e includono prodotti biologici e locali (insignito da diversi premi del settore bio). La stessa cura per la qualità è riservata alla maestosa colazione: torte, succhi e acque di diversa tipologia, salumi, uova strapazzate, tè di ogni sorta e una quantità di cibi, che ormai non ricordo più!



E'possibile inoltre passeggiare nei perimetri della proprietà e far visita agli animali da fattoria. Non siamo riusciti a goderci la camminata, perchè abbiamo approfittato del centro benessere fino a quando era possibile e senza mai annoiarci. La sensazione è quella di essere in un posto intimo e raccolto, sebbene il Rogner Bad Blumau sia vastissimo. Il campo visivo nei vari settori è però limitato e tutto questo è molto riposante, per il corpo e per l'anima. La prima volta che mi sono riposata davvero: è stato proprio il mio Friedensreich!

Foto di F. Bartolini

lunedì 14 ottobre 2013

La Carraia: la gelateria migliore di Firenze

Proporre un post su una gelateria di autunno non è proprio una grande idea: con i primi freddi si ha più voglia di una cioccolata calda e fumante! Eppure, causa il mio mal di gola, mi è proprio venuta voglia di un gelato come si deve. Il collegamento mentale che mi ha fatto pensare a La Carraia è breve: secondo me, è la migliore gelateria di Firenze.

E vi spiego subito perchè:

  1. è economico, soprattutto se comparato alle vicine gelaterie nel centro di Firenze, che vendono coni microscopici a partire da 3 euro.
  2. il personale è sempre gentile e sorridente e questo mi fa sempre venire voglia di tornare in un posto. 
  3. il posto è speciale: il Ponte alla Carraia collega piazza Goldoni al quartiere di San Frediano. La zona, oltre a ricordarmi il periodo universitario e il libro di Vasco Pratolini che ho amato, è la più viva di Firenze, sia di giorno sia di notte.
  4. i gusti sono tanti: dai più classici alle specialità, come il "marmo di Carraia", l'ultimo che ho provato.
  5. qui il gelato l'è proprio bono!




Piazza Nazario Sauro 111, Firenze

Dando un'occhiata al sito ho visto che esiste anche un secondo punto vendita, che è più centrale ma non ho mai provato
via de'Benci 24r, Firenze


giovedì 10 ottobre 2013

Bassano, mon amour

Non credevo che Bassano del Grappa mi potesse piacere così tanto, lo avevo sentito nominare solo per associarlo a una periferia media, senza alcun interesse turistico. La sosta nella cittadina, vicina al Monte Grappa, non mi entusiasmava affatto. E come capita quando si hanno poche aspettative, le sorprese sono state tante...

Siamo arrivati di venerdì sera e abbiamo cenato alla storica Birreria Ottone, proprio nel centro città, su consiglio del gestore del b&b Crocerone, dove alloggiavamo. L'ambiente di altri tempi era abbastanza ricercato e anche i prezzi non erano proprio bassi, ma polenta e baccalà erano fantastici e il servizio molto cordiale. 

Ci siamo poi goduti una passeggiata in notturna. I localini aperti erano tanti e affollati, ma erano anche molte le famiglie che camminava tranquille per le viuzze strette che si allargavano in piazze contornate da palazzi in stile veneziano. Tanti i negozietti di artigianato locale, soprattutto nelle vicinanze del Ponte Vecchio, detto degli Alpini, meta turistica della cittadina.


La costruzione in legno risale a un antico progetto del Palladio, poi realizzato dagli alpini, appunto. E'molto suggestivo, soprattutto di notte e ci sono indicazioni per specifici punti panoramici per fotografarlo al meglio. C'è anche un Museo a tema, ma non abbiamo avuto tempo di visitarlo, e una statua, il Bacio, dedicata agli eroi locali.



Siamo tornati in centro anche il mattino successivo, senza sapere che il sabato è giornata di mercato, un mercato gigante, che occupa diverse piazze della cittadina. Il 2013 è anche l'anno della Biennale della Fotografia e le opere esposte sono visitabili in diversi luoghi fino al 10 novembre, mentre al Museo Civico l'esposizione si prolunga fino al 19 gennaio 2014.

In tarda mattinata ci siamo concessi un aperitivo da Nardini Basso, proprio sul Ponte Vecchio. Il negozio della famosa distilleria di grappa, aperto fino a tarda sera, era stracolmo di gente e sebbene l'aperitivo tradizionale sarebbe il "mezzo e mezzo", non abbiamo potuto resistere a una "degustazione" di grappa di qualità.


Non avete voglia di alcoolici? No problem, vi racconto di più su Vicolo Gamba, una libreria caffè, in cui gustarsi un tè aromatizzato in tranquillità in un apposito post.

Birreria Ottone
via Matteotti 50, Bassano del Grappa (VI)
0424 522206

Nardini Basso
Ponte Vecchio 2, Bassano del Grappa (VI)


Foto 1,2,3 di F. Bartolini

mercoledì 9 ottobre 2013

Vicolo Gamba: libreria caffè a Bassano del Grappa

Ok, ho un debole per le librerie caffè, lo ammetto, ma questa che vi sto per consigliare è davvero davvero davvero un posticino carino. Nel centro di Bassano del Grappa, a due passi dal Ponte degli Alpini, il Vicolo Gamba colpisce per la sua luminosità: ampie vetrini, libri disposti lungo le pareti, tavoli comode e arredi chiari resi scintillanti dalle lampade a led.


Ci siamo seduti nella sala più grande e abbiamo consultato il menù, che mostrava una buona offerta di bevande e di pietanze, tutte a prezzi molto onesti. Oltre alla lista, anche una raccomandazione: sei in una libreria, ricordalo! 


Abbiamo optato per due tisane, servite da una cameriera gentilissima e solare. Nota di riguardo per il sottobicchiere ricicloso (idea da copiare): un semplice rettangolino ricavato dalla pagina di una vecchia rivista. Chic e elegante!

Altri punti a favore del Vicolo Gamba: la musichetta jazz di sottofondo e un calendario ricco di eventi.

Purtroppo, presa dall'euforia, ho curiosato solo nello scaffale vicino al tavolo in cui eravamo seduti: tanti libri di pedagogia...allora, questo posto era proprio destinato ad entrarmi nel cuore!

vicolo Gamba 5, Bassano del Grappa (VI)



Monte Grappa, camminare nelle trincee della Prima Guerra Mondiale

Il veneto Monte Grappa offre ai turisti della zona un'occasione unica: quella di godersi una giornata immersi nel verde, vivendo la storia di Italia in luoghi non troppo modificati nel vento. Il luogo infatti non è troppo assalito dai visitatori: la guerra non rappresenta un'attrattiva e il primo conflitto mondiale è una vergogna italiana, di cui le nuove generazione sanno poco o nulla.

Si studiano però Ungaretti, le trincee, la disfatta di Caporetto. E proprio dopo la famosa sconfitta che i combattimenti si spostano sul Monte Grappa. Lo abbiamo visitato in un freddo pomeriggio autunnale, percorrendone solo un breve tratto, molto in macchina e poco a piedi.



In realtà le opportunità di pianificare percorsi trekking, alpinismo e arrampicate sono molteplici e il sito Magico Veneto fornisce molte informazioni sulle malghe, sulle difficoltà dei settori montani e sulla storia del massiccio.

Risalendo da Romano d'Ezzelino abbiamo raggiunto la cima in un suggestivo paesaggio roccioso, cosparso di grotte nascoste, scavate dai soldati come nascondiglio, e siamo poi discesi verso Borso del Grappa. Più si sale e più aumentano i punti di interesse: panoramiche, monumenti commemorativi, inizi di percorsi a piedi che portano alle vecchie trincee, rifugi e un museo sulla Grande Guerra.


Siamo arrivati sulla cima alle 16 passate e abbiamo fatto in tempo a fare un giro della Galleria Vittorio Emanuele, posta proprio vicino alla Caserma Milano. Il soldato, incaricato di chiuderla al pubblico, ci ha gentilmente guidato per un veloce tour nel chilometro e mezzo di umidi cunicoli, che un tempo avevano funzioni diversificate. Era sede, ad esempio, del primo Sacrario, trasferito poi all'esterno e reso monumentale durante il regime fascista. La grotta proseguirebbe per altrettanti chilometri, ma la nostra "guida" ci ha spiegato che diversi corridoi hanno ceduto e hanno reso inagibile l'altra ala della Galleria.

Una volta usciti, ci siamo diretti a piedi verso il vicino Sacrario. La fitta nebbia, il freddo pungente e il silenzio assoluto hanno reso la nostra visita ancor più suggestiva. Nomi e nomi si susseguono in quel cimitero maestoso, fino ad arrivare a lapidi ignote... tante... troppe...


Difficile capire il senso di quella guerra, ora. Difficile capire i sentimenti di un ragazzino, abituato al caldo del Sud e scaraventato in cima a quel monte gelido. E le parole di Ungaretti risuonano in testa

Si sta come 
d'autunno
sugli alberi
le foglie 

Soldati. 



Foto di F. Bartolini



lunedì 7 ottobre 2013

Da Roberta: trattoria on the road nel bellunese

Da Longarone, ci siamo spostati verso Bassano del Grappa e sulla strada abbiamo scelto di fare la sosta per il pranzo nei dintorni di Feltre, alla Trattoria Da Roberta. Il locale, dall'esterno, sembra un barretto di periferia, senza grandi aspettative. Le sale riservate al ristorante, invece, sono molto familiari e accoglienti: sembra di entrare in casa di una persona del posto.


Ci sono fiori dappertutto e appena si entra nelle stanze, il loro profumo è inconfondibile. La signora che ci ha serviti, molto probabilmente la proprietaria, è stata di una gentilezza unica: ci ha aiutati a scegliere i piatti e si è intrattenuta con noi per una breve conversazione.
Alla fine abbiamo ordinato polenta e schiz, formaggio tipico dei dintorni: una vera prelibatezza. Prezzi nella media.
Un posto purtroppo fuori mano, se non avete la fortuna di passare per la strada che da Belluno arriva a Bassano, ma che non ha niente da invidiare a ristoranti più conosciuti e in posizione centrale.


Trattoria da Roberta
Piazza Madonna di Settembre 34, Formegan (BL)
0437 858170

Casa Gilda: dormire a Longarone

Dormire nella zona della Diga del Vajont in prossimità di eventi e manifestazioni non è proprio economicissimo, ma cercando e cercando abbiamo trovato un bed and breakfast a pochi minuti dal centro di Longarone che faceva proprio al caso nostro. La richiesta del gestore è stata di 60 € a notte.

La villetta, circondata da un bel giardino, è anche la sede della casa del proprietario, con il quale abbiamo fatto colazione e chiacchierato a lungo prima di proseguire con il nostro giro nel Veneto. Tutto è molto curato e lo si capisce già percorrendo il vialetto che porta alla porta di ingresso: la sala comune è ordinata e ricca di storia. Quadri di buon gusto, libri sul Vajont, ricordi di vecchi e ospiti e materiale informativo arredano la stanzetta con angolo cottura, già allestita per la colazione, molto varia e con tante cose buone.

La nostra camera era grande e arredata con semplicità e eleganza: fiori sulla coperta, sulle tende e persino sulla bella sedia in ferro battuto. Finestre enormi arredano poi una parete di ogni stanza, rendendola davvero luminosa.

Dimenticavo... è possibile progettare uscite guidate nelle Dolomiti Bellunesi direttamente con il proprietario.


Casa Gilda
via Roggia 41, Longarone
0437 771375

giovedì 3 ottobre 2013

De Bona: che cena a Longarone!

Siamo arrivati a Longarone di giovedì alle 20 passate e non alloggiando proprio in centro, il proprietario del b&b, dove avevamo prenotato, ci ha consigliato di andare a piedi verso un "ristorante tipico ed economico" che vedevamo dalla finestra dell'edificio. 

Ci siamo fidati, anche quando ci siamo trovati di fronte ad un alberghetto, Albergo ristorante De Bona appunto, che dall'esterno non mi invogliava proprio ad entrare. All'interno un bancone bar e arredi semplici, ma i tavoli erano quasi tutti pieni. Ci hanno fatto accomodare vicino alla cucina e si poteva scorgere un'altra saletta con i muri decorati con foto antiche della città e dei vecchi proprietari.


La cameriera ci ha elencato il menù del giorno, ormai cosa più unica che rara. Abbiamo optato per i canederli, ma quando il cuoco ha avvisato che erano terminati, siamo stati sommersi di scuse. Poco male.. il mio piatto di gnocchi di zucca alla ricotta salata era a dir poco favoloso. L'ambiente era molto familiare e sebbene ci fosse davvero un bel ricambio di gente, i piatti sono arrivati in tempo e ben serviti: tutto era fatto come nella cucina della nonna.


Anche il conto ci ha riservato una piacevole sorpresa: per 2 primi, un secondo di carne, acqua, caffè e grappe abbiamo speso 27 €. Il consiglio si è rivelato azzeccato: un "ristorante tipico ed economico", dove di sicuro mi rifermerei se tornassi a Longarone anche solo di passaggio.

Crocerone: più di un b&b in Veneto

Abbiamo soggiornato a Bassano del Grappa solo una notte e abbiamo scoperto che non è poi una città così low cost: gli alloggi più economici chiedevano circa 60 € a notte per camera matrimoniale. Tra i bed and breakfast che ci avevano inviato preventivi tramite il sito, nel quale adesso è possibile anche leggere recensioni, abbiamo subito scelto la Società Agricola Crocerone.


Ci hanno colpito le fotografie, che ritraevano un bellissimo casolare ristrutturato immerso nel verde. L'agriturismo si trova infatti in campagna, circondato dai campi, ma con la macchina si raggiunge il centro di Bassano in meno di 10 minuti.

L'accoglienza da parte dei fratelli, Piero e Arianna, è stata veramente amichevole: gentili e disponibili, ci hanno consigliato dove mangiare e si sono assicurati che avessimo tutto quello che ci serviva per la notte. Raramente si riceve un benvenuto tanto caloroso!


La camera era ampia e arredata in maniera elegante e sobria e si affacciava sui campi coltivati. Le travi a vista, il letto in ferro battuto, il cassettone bianco: tutto era al suo posto. La mattina siamo stati svegliati dal canto del gallo...un po'troppo presto per i miei gusti! ;)


La colazione viene servita in una stanza affacciata sul portico e oltre a torte fatte in casa e panini caldi, si può ordinare anche un pasto "all'americana". L'ospitalità dei bed and breakfast si conferma nettamente superiore a quella degli alberghi pluristellati, ma al Crocerone, in quanto a buona accoglienza, si esagera davvero!

via Crocerone 64, Bassano del Grappa (VI)



mercoledì 2 ottobre 2013

Erto: paese fantasma

La giornata nel Vajont si è conclusa con la visita di Erto, paese del Friuli Venezia Giulia, colpito dalla costruzione della diga e dal disastro del 9 ottobre 1963. Dopo una sosta culinaria all'Osteria della Diga, lungo la strada principale di collegamento al Vento, che offre prodotti tipici a prezzi economici. Ottimo servizio e locale carino, dotato di una bibliotechina. Se Longarone, ormai interamente ricostruita, sembra una cittadina "sterilizzata", dove tutto è nuovo e funzionale; il villaggio montano porta ancora le cicatrici del passato.


Erto, insieme alla vicina Casso, non è stata rasa al suolo dall'onda d'acqua, ma è stata distrutta lentamente sin dall'inizio della costruzione dell'opera ingegneristica. Terreni coltivati, pascoli e case sono state confiscate ai due comuni arroccati sui monti per far spazio all'acqua che si è inghiottita tutto. 


Non sono servite a niente le forme di ribellione del popolo ertano e le loro rimostranze sono state liquidate con poche lire. La storia si ripete dopo il 9 ottobre, quando le cittadine friulane vengono colpite in maniera "marginale" dalla catastrofe. Eppure erano anni che si denunciavano frane, terremoti, strani rumori in corrispondenza del bacino artificiale. 


Gli ertani sapevano e la loro rabbia è testimoniata dalle scritte su muri di case ormai senza padrone. Gli edifici in pietra lasciati al degrado del tempo lasciano intravedere la bellezza di un paese di lavoratori e la bruttezza della sordità di chi poteva evitare il disastro, ma non ha ascoltato.


se c'è qualcosa che può sostituire l'amore, questa è la memoria 
j.brodoskij
(citazione letta su un muro di Erto)


Foto di F. Bartolini

Hirter Bierstueberl: mangiare in Carinzia

Nella nostra unica sera a St. Veit an der Glan, abbiamo scelto per cena un localino all'aperto del centro cittadino. L'Hirter Bierstueberl ci ha attirato perchè era l'unico locale affollato e con musica dal vivo. Ci aspettavamo un menù standard da birreria, ma in realtà erano molti i piatti tradizionali proposti.


Il mio piatto di Kaertner Nudeln era davvero fantastico: ogni gnocco aveva un ripieno diverso. Anche il dessert, il Kaiserschmarrn, letteralmente "stracciata imperiale", era davvero all'altezza del primo. La spesa, compresa di birre, è stata più che onesta.


Avendo mangiato all'esterno, sotto un porticato in legno, su un lato del bancone bar, non ho potuto vedere gli interni della birreria, che però organizza eventi e concerti ogni settimana. Siamo stati serviti dal proprietario, che parlava un buon italiano e ci ha fatto ordinare da un menù nella nostra lingua. Un ambiente giovanile, ma adatto anche alle famiglie. Non consigliato se ricercate la calma: i tempi di attesa sono molto lunghi.

Hirter Bierstueberl
Postgasse 10, St. Veit an der Glan

Vajont 50: la pedonata

Quest'anno si celebra il cinquantenario del disastro del Vajont, un evento troppo spesso nascosto, una vergogna per il nostro Paese. Non mi voglio dilungare sugli aspetti politici e sociali della vicenda, ma penso che ricordare sia doveroso e visitare quei luoghi rende la storia, i racconti, i video reali.

Con questo spirito ho partecipato all'annuale pedonata I percorsi della memoria, una gara non competitiva per chi ha voglia di passeggiare da Longarone fino all'apice della diga attraverso il Ponte Tubo, passaggi aperti solo in occasione della manifestazione. I percorsi a cui è possibile iscriversi sono 3, a seconda del chilometraggio che si vuole percorrere: noi avevamo scelto i 17 km, per non esagerare e avere la possibilità di passare sulla diga. I punti ristoro erano diversi, ma consiglio comunque un'attrezzatura escursionistica di base per chi, come me, non è abituato alle camminate lunghe: gli scarponcini da trekking e le riserve d'acqua sono stati utilissimi!


I paesaggi naturali sono davvero meravigliosi e sebbene fosse una giornata grigia e piovosa, la gola, le montagne, i corsi d'acqua rappresentavano uno spettacolo magnifico. Si conquista la visuale della diga a poco a poco, che ancora troneggia orgogliosa e quasi intatta. Ormai svuotata dalla sua funzione originaria, è divenuta un monumento alla memoria di quello che successe quel (non troppo) lontano 9 ottobre 1963.


E' solo quasi si arriva a percorrere la passerella sulla diga che si inizia a farsi un'idea della grandezza del disastro: Longarone da lontano, la montagna franata, tutta quell'acqua, di cui adesso rimane traccia della sua furia solo sui solchi scavati sui costoni di roccia. Si scorge Casso, mentre delle nove borgate di Erto che si affacciavano sul bacino non rimane più niente.

Andando in giro per Longarone, si possono osservare cartelli con foto d'epoca della città di una volta, elegante e alla moda. Una documentazione ancor più precisa è esposta al Museo della Pro Loco: le vecchie glorie cittadine, la prima fiera del gelato, la sfilata delle scolaresche, le industrie e i vanti di un'epoca che è stata strappata via da un'onda assassina.


Quest'anno gli eventi organizzati in occasione del cinquantenario sono tanti e consultabili sul sito della Pro Loco. Se decidete di visitare quei luoghi, consiglio la lettura del libro di Tina Merlin, Sulla pelle viva, e la visione dello spettacolo teatrale di Marco Paolini: completeranno il racconto di una storia mai abbastanza raccontata.

Un posto che fa riflettere sull'Italia di ieri, che non è poi tanto diversa da quella di oggi.




Foto di F. Bartolini