Terni è uno delle città meno prese d'assalto dai turisti perchè quando si va in Umbria, si ricerca quell'umbrietudine dalla quale si escludono le città più moderne. Cos'è l'umbrietudine? E' un insieme di caratteristiche riconducibili allo schema di piccolo borgo, cibo casereccio, vicoli oscuri, pace e tranquillità.
I soliti cliché, insomma, dai quali si cerca di sfuggire, ma nei quali anche il viaggiatore più esperto rischia di trovarsi intrappolato. Terni infatti non è affatto da evitare, è diversa, una città mitteleuropea in piena regola: una rarità in Italia.
E'stata infatti totalmente ricostruita nel dopoguerra e il suo attuale assetto urbano risente di questa voglia di rinnovamento. Gli edifici storici rimasti in piedi erano pochissimi, perchè i bombardamenti sono stati davvero pesanti a causa della fabbrica d'armi, gloria della città.
Adesso, il polo industriale risente della crisi nazionale e arrivando il centro, il distacco è davvero molto dai panorami umbri a cui siamo abituati. Ci siamo arrivati in una serata di quasi ferragosto e da piazza San Francesco fino all'intera via dei Fratini, l'atmosfera era davvero vivace: happy hour e bevute a basso costo fino a tarda notte.
Ci siamo fermati a cena alla Fattoria Urbana, un posto davvero insolito, nel quale fare colazione, pranzo, merenda, cena con alimenti sani e genuini, provenienti dalle aziende agricole della zona. Basta dare un'occhiata al menù: i piatti sono semplici ma vi assicuro che i sapori sono autentici. Non ho mai mangiato un pomodoro così buono!
I prezzi non sono economici, ma in questo caso si premia la qualità. Provate l'hamburger e rimarrete sorpresi: non vi svelo nulla! La scelta è davvero tanta: pasta fatta a mano (la specialità di Terni sono le ciriole), focacce, taglieri di salumi e formaggi. Dividendo i vostri piatti, riuscirete a risparmiare un po'.
Terni è poi la città dell'amore, perchè è la patria di San Valentino, che in realtà ho visto candido e benedicente sotto forma di statua, in mezzo a una rotonda verso la via delle Cascate delle Marmore, altra tappa da non perdere se vi trovate in zona.
Ma andiamo con ordine, prima di arrivare e Marmore, aguzzate gli occhi e guardate bene... quel delizioso paesino arroccato su un'altura, un po'nero, che sembra spuntare dal niente merita una visita. Eccoci a Papigno, dove una porta si sussegue all'altra e qui si respira il tripudio di umbrietudine! ;)
Tutto appare molto curato e allo stesso tempo decadente: i giardini, gli orti, gli intonaci e gli infissi. Non saprei spiegarlo bene, se non con le parole di una signora che si è fermata a raccontarci la storia del suo paese, ormai dimenticato.
"Una volta a Papigno c'era tutto: il teatro e persino una sartoria! Ci abitavano gli operai della centrale idroelettrica, ma ora l'hanno chiusa e qui ci abiteranno neanche 1000 persone". La centrale (da cui passerete sulla strada delle Marmore) è quella in cui è stata girata La vita è bella di Benigni, che ha ambientato a Papigno anche Pinocchio.
La gente del posto sperava molto nell'industria cinematografica, ci spiega ancora la signora, ma "non se n'è fatto nulla!". Intanto la donna annaffiava i fiori di un giardino pubblico, incolto ma con una vista panoramica sulla valle ternana e sulle sue industrie.
Su suo consiglio, abbiamo comprato un panino da Farinelli, un'azienda agricola che ha aperto un alimentari proprio sulla strada per vendere al pubblico i suoi prodotti. Per due panini, davvero buoni e abbondanti, abbiamo speso 4€. Mi rammarico ancora che la porchetta fosse finita!
Tornando all'itinerario, la prossima tappa sono le Cascate delle Marmore, che sono un po' le Niagara falls nazionali. Meta imprescindibile per chi si trova nella zona, gioiello della verdissima Valnerina. Valgono la pena? Decisamente sì! Sono all'altezza di ogni aspettativa!
Il biglietto intero costa 9 € e permette di accedere sia dal Belvedere inferiore sia da quello inferiore nell'arco dell'intera giornata. Se non avete molto tempo a disposizione per visitare tutto il territorio delle Cascate, vi consiglio di accedere dal basso: la vista è davvero fantastica.
Alla biglietteria, ci si può prenotare, versando una somma aggiuntiva, anche alle visite guidate, che interessano anche l'aspetto botanico della zona. E'disponibile anche una navetta per farvi raggiungere in maniera più comoda i diversi punti panoramici.
Tenete poi presente che l'acqua viene rilasciata seguendo orari precisi, che cambiano in base al giorno della settimana, ma in linea di massima assicura un flusso massimo in orario mattutino (10-13), pomeridiano (16-18) e serale (21-22). Consultate il sito e non disperate, negli altri orari i corsi d'acqua sono meno rigogliosi, ma meglio fotografabili ;)
Ci sono diversi percorsi di visita e noi abbiamo deciso di dedicare un'intera giornata alla visita, esplorandoli quasi tutti (abbiamo lasciato fuori solo il numero 3). Alla fine, la scelta è stata azzeccata perchè oltre alle cascate, anche la zona verde e rigogliosa dei dintorni è davvero interessante.
Abbiamo cominciato con il percorso 4 dal Belvedere inferiore: è l'unico che permette di vedere interamente i tre salti della cascata. Infatti è anche uno dei più scelti dai turisti, perchè è uno dei meno faticosi e permette di vedere le cascate nella loro interezza.
Siamo poi risaliti, seguendo il percorso più storico, il numero 1, che con 20 minuti di camminata fa raggiungere il Belvedere superiore, molto meno scenografico. Seguendo il sentiero ci siamo fermati al Balcone degli Innamorati, un terrazzino dietro al primo salto della Cascata, raggiungibile tramite un tunnel scavato nella roccia. Armatevi di impermeabile: se vi affacciate farete una bella doccia!
Anche le cascate si legano alla leggenda di San Valentino. Si narra infatti che fu proprio lui a battere un bastone nella roccia e a far scaturire il corso d'acqua, somigliante a un "velo di sposa" per dimostrare la purezza della bella Nerina, che dà il nome alla valle umbra in cui ci troviamo.
Il percorso 2, invece, permette di passare in mezzo alle cascate, attraverso scalette e ponti di legno. Il panorama è meno grandioso, ma più dolce e si è proprio immersi nella natura. E'adatto anche ai bambini, per il basso dislivello e la facile percorrenza.
Abbiamo lasciato per ultimo il numero 5, il più nuovo dei sentieri. Dura circa un chilometro, in cui la passeggiata è alternata a testimonianze di archeologia industriale: vasche di raccolta, turbine e... poi mi sono annoiata e tanto era il caldo che ho perso la concentrazione. Andateci se siete davvero motivati!
A un quarto d'ora di auto, troverete un borghetto che è davvero un gioiellino. Si trova, per ragioni a me inspiegabili, in provincia di Rieti e si chiama Labro. Cos'ha di speciale, oltre alla manifestazione estiva Calici di stelle? E' bianchissimo ed è vuoto. Una volta oltrepassata la porta di ingresso, ve ne accorgerete.
Un negozio di abiti, uno di pietre preziose, una chiesa, un castello che sembra una villa, un torrione, un albergo diffuso e un ristorante. Per il resto, case di pietra bianca, come tutto il resto: le strade, le scalinate... è un piccolo labirinto candido, questa Labro, con una posizione panoramica favorevole per godersi la bellezza del Monte Terminillo.
Al di là di qualche passante o di qualche piccolo gruppo di persone intorno ai negozi, non ho incontrato nessuno, godendomi il piacere del vero silenzio. Fino a quando, non ho sentito provenire da un terrazzino "Acqua azzurra, acqua chiara...", con un accompagnamento di chitarra. Mi sono seduta, assaporando il piacere di un concerto improvvisato, al tramonto, in questo paesino delle fiabe.
Se ne avete abbastanza di camminare, la prossima tappa fa per voi: Piediluco, il secondo lago più grande dell'Umbria. che assieme al fiume velino, alimenta le Cascate delle Marmore. Il paese che si affaccia sulla distesa d'acqua, sembra un borghetto marittimo delle Cinque Terre: casine colorate con finestre fiorite e vicoli strettissimi.
E'un posto tradizionale da villeggiatura, dove si possono fare gite in barca, distendersi in una delle spiagge di sabbia o di erba, prendere un aperitivo in uno dei suoi localini. Quando siamo arrivati, si stava preparando l'apertura della Sagra de lu Samerinu, il carbonaretto, pesce tipico di lago, fritto e poi arrostito.
Noi abbiamo cenato con vista lago a la Giosefatta, un romantico ristorante, nascosto negli intrichi dei palazzi interni. All'inizio non eravamo rimasti molto contenti del servizio spiccio, ma i piatti di pesce erano davvero buoni, soprattutto i gamberetti di lago, e la location perfetta per una cenetta a due.