venerdì 28 marzo 2014

L'Eremo di Cupramontana: con il FAI nelle Marche

Quest'anno, in occasione delle Giornate di Primavera del FAI, ho scelto come meta le Marche, perchè la proposta di Cupramontana univa due mie passioni: le camminate nella natura e la riscoperta di tesori abbandonati. La destinazione era l'Eremo dei Frati Bianchi, lasciato in stato di abbandono fino al 2000, quando una società, Eremo delle grotte srl , ha deciso di investire sull'edificio per ristrutturarlo.


Raggiungerlo non è stato facile perchè la via indicata nel sito internet non corrispondeva e il parcheggio di fronte al bosco dei Frati Bianchi, consigliato nella descrizione dell'evento, dal quale doveva partire un percorso di 800 metri per raggiungere l'eremo, non era ben segnalato, se non con qualche cartello del FAI. Alla fine abbiamo lasciato la macchina in quello che credevamo il posteggio indicato, ma la strada, tutta in discesa, si è rivelata ben più lunga. 

La strada nel bosco costeggiava un fiumiciattolo ed era alla portata di tutti, con una breve salita finale. Una volta arrivati al cancello, ci siamo imbattuti in una lunga fila per la registrazione alla Giornata del FAI e la consegna del materiale informativo. La visita era ad offerta libera, ma siamo diventati amici del FAI: con 10 € abbiamo ricevuto in regalo una borsa fucsia con logo e l'iscrizione ad eventi e newsletter.


I Frati Bianchi erano i frati camaldolesi dal saio immacolato che hanno abitato dal XI secolo l'eremo nella gola naturale tra Cupramontana e Poggio Cupro. Scelsero il luogo proprio per il suo isolamento, all'interno della natura incontaminata e vicino al torrente del Corvo e le prime celle furono direttamente scavate nella roccia. Col passare del tempo, fu costruito l'edificio attuale con stanzette, foresteria, refettorio, attaccato alla parete di arenaria.



La biblioteca era affrescata con la Rosa dei Venti e le chiesette e cappelle furono decorate con minuzia da artisti del tempo. Nel cortile è possibile vedere ancora il lavatoio, dotato di sei vasche di terracotta e di un ingegnoso sistema idrico. Il corso del torrente fu deviato e al suo posto vennero coltivati dei campi per garantire l'autosufficienza alimentare. 


Di solito l'eremo è chiuso al pubblico ed è ancora in fase di restauro, poichè dopo che fu abbandonato definitivamente nel 1928, è stato oggetto di numerosi atti vandalici che, assieme al tempo, hanno deturpato la bellezza originaria di questa oasi di pace. Si racconta che l'acqua che sgorga nel giardino fosse benefica per gli occhi, mentre quella dei lavatoi fosse un toccasana per i reni. In realtà, passeggiare in questo luogo incantato è di per sé salutare per lo spirito. 

I progetti dei nuovi proprietari prevedono di farlo diventare un luogo per eventi speciali, convegni e workshop. Speriamo che riescano a conservare l'atmosfera di serenità e vitalità che solo posti come questo riescono a trasmettere. Intanto il 25 aprile con l'evento Eremo in festa, dalle 10 alle 18, sarà possibile visitarlo di nuovo e nel cortile, come in occasione delle Giornate del FAI, si potrà trovare un punto ristoro e un mercatino di prodotti artigianali.

via degli Eremiti 1, Cupramontana


martedì 25 marzo 2014

Cingoli, il balcone gustoso delle Marche

Cingoli, uno dei Borghi più belli di Italia, si trova sulla vetta del Monte Circe, in provincia di Macerata. Proprio per la sua posizione privilegiata, viene chiamata anche il Balcone delle Marche, perchè il panorama che si può godere nelle giornate terse è davvero uno spettacolo: una visione a 360° della regione.

Sulla terrazza è stato posizionato un pannello su cui sono indicate le principali località visibili: Recanati, Osimo, Loreto, il mare del monte Conero e si dice che qualche volta, si arrivi a vedere anche la costa croata. Intorno al borgo, i boschi fitti e il vicino lago artificiale di Castreccioni rendono Cingoli un posto da visitare.


Arrampicandosi a 631 metri sul livello del mare, come si legge su un cartello posizionato alla destra della porta del paese, ci si addentra in un intrico di vicoli e di edifici storici pieni di vita, fino ad arrivare alla grande piazza con la torre dell'orologio e alla Cattedrale di Santa Maria dell'Assunta.


E'proprio nella sagrestia della bella chiesa romanica che viene conservata la Rosa d'Oro, opera di prestigio dell'oreficieria neoclassica, che viene esposta al pubblico solo in occasione della festa della Madonna, del 15 agosto.


Siamo capitati nel paese un sabato mattina, giornata di mercato, e abbiamo deciso di pranzare con pane (il forno è quello in via Castelfidardo: pane buonissimo)e porchetta comperati nei negozi del posto per goderci una passeggiata nel paese con più tranquillità. Abbiamo così scoperto che Cingoli è la città del Maiale in pista, rievocazione della lavorazione storica del maiale, che si tiene nel centro cittadino.

Di solito in marzo si avvicenderanno eventi a tema della buona cucina, come conferenza sul riciclo della carne saporita. Ma la vera attrazione saranno le bancherelle gastronomiche, nelle quale potrete trovare salsicce, costolette, pancetta e tutto quello che vi viene in mente per una serata da veri suini!


Noi ci siamo accontentati di assaggiare una specialità del posto, le cotiche abbrustolite, dal Macellaio Sampaolesi, sotto i portici della piazza della Cattedrale, ma per tutti gli appassionati della vera ciccia, quello della prossima settimana, è un appuntamento da non perdere.

mercoledì 12 marzo 2014

La spada nella roccia di San Galgano

Arrivare a San Galgano è come essere proiettati in uno di quei film americani in cui si celebra la bellezza della Toscana: campi e prati a non finire, un viale di cipressi, case coloniche disseminate qua e là con cartelli che indicano vendite e degustazioni di vino e olio.

E'in effetti nel cuore della nostra regione, vicino a Siena e non lontano a quella Toscana da scoprire, che esce fuori dalle grandezze delle città principali, ma conserva la bellezza, quella vera, di una volta. Con la primavera alle porte, sono tutte mete azzeccate per gite fuori porta alla ricerca del riposo dei sensi: si passeggia, si osserva, si parla, ci si siede a una tavola con vino rosso e cibo casereccio per concludere una giornata all'insegna del buon vivere.


L'Abbazia cistercense di San Galgano risale al 1200 circa e dopo qualche secolo circa, fu abbandonata a se stessa, a causa di una drastica riduzione della popolazione monastica. Fu dunque abbandonata a se stessa e impiegata per usi non religiosi, dopo la sua sconsacrazione. Nel Settecento divenne addirittura una fattoria e solo nel secolo successivo, iniziarono opere di restauro. La fortuna di San Galgano sta proprio qui: il suo fascino decadente, che la contraddistingue dalle numerose abbazie ancora abitate, sparse per la regione. 

E'in realtà la Cappella di Montesiepi a celebrare Galgano, cavaliere della zona, che ben presto prese consapevolezza del malcostume medievale e si ritirò nell'eremo per ritirarsi in un isolamento spirituale. Per sancire la decisione, conficcò la propria spada nella roccia, usandola come croce davanti alla quale pregare piuttosto che come arma per offendere.

E la spada rimane in quel masso, a testimonianza della scelta di vita di Galgano, così simile a quella che rese re il piccolo Artù, ragione per la quale la meta è amatissima dai bambini di tutte le età. Provare a estrarla è una tentazione alla quale chiunque passi di lì non può sottrarsi: e tu, ci hai provato?

La Bastide Clarence, borgo di artisti in Francia

Nel cuore dei Paesi Baschi, a cavallo tra Francia e Spagna, si nasconde La Bastide Clarence, uno dei villaggi più belli di Francia. E'un minuscolo paesino eretto su una fortificazione, la "bastide", a pochi chilometri dalla più famosa Roncisvalle. 

Ci sono capitata per puro caso: la guida non lo nominava, ma i cartelli lungo l'autostrada mi hanno incuriosito.Non è solo un borgo storico, ma con il tempo è diventato un laboratorio di artisti di ogni tipo.

Il centro è ovviamente la piazza centrale, con arcate antiche, sotto le quali si svolgeva in origine il mercato e dove adesso troverete negozi e ristorantini. Proprio in uno di questi ho mangiato la moussaka più buona che abbia mai assaggiato.


Come tutti i villaggi baschi, La Bastide è caratterizzato da due stili architettonici: quello tipico navarro, più rustico, e quello chiamato Labourdin, riconoscibilissimo dal graticcio rosso o verde. La pianta urbana ha conservato l'assetto originario e anche le case più nuove sono molto curate, inserendosi bene vicino agli edifici storici.

In una zona più decentrata, è visitabile il Cimitero ebraico del 1600 circa e la vicina Chiesa della Nostra Signora, che essendo nel 1300 l'unico edificio in pietra del paese, oltre ad assolvere alla sua funzione religiosa, era diventata anche il punto di ritrovo politico e culturale. Si distingue per il suo portico cimitero e per gli interni tipicamente baschi, in legno, che suddividevano il gineceo dalla zona riservata agli uomini. Una porta speciale era riservata ai "cagots", i bigotti, gli emarginati sociali che sviluppavano un ardore religioso particolare proprio per espiare i presunti peccati.



La Bastide è però anche modernità e i laboratori di artigiani e artisti si nascondono in ogni angolo del paesino. E' questa la parte che mi è piaciuta di più. Per più di 20 anni, si è incoraggiato questo settore e oggi attraverso l'apertura dei loro atelier, workshop e boutique sono diventati l'attrattiva turistica principale del villaggio.

Artigiani del vetro, maestri del telaio, creatori di gioielli e scultori del legno si susseguono dalla piazza centrale fino alle zone più periferiche. E anche in questo caso, si cerca di ricordare sempre la storia e la tradizione: un artista realizza opere in stile medioevale, l'atelier di Vanessa è ospitato in una bellissima casa del XIV secolo, i macarons sono realizzati con la "ricetta della nonna".

Sul sito dell'Ufficio del Turismo, tutte le informazioni utili per pianificare il vostro soggiorno, consultando anche il calendario degli eventi.

martedì 11 marzo 2014

Vinci: sui luoghi di Leonardo

Vinci è una cittadina in provincia di Firenze, immersa nel verde delle colline del Montalbano, che deve la sua fama al poliedrico genio di Leonardo. E'proprio qui che nel Rinascimento, nacque l'artista e scienziato che si fece conoscere in tutto il mondo. Le strade del centro, le opere di arte contemporanea, i negozietti sono un omaggio al grande uomo, che ancora oggi attrae curiosi da tutto il mondo. 


La primavera è la stagione migliore per passeggiare sia nel centro sia nelle vicine campagne. Cartelli informativi mostrano un particolare percorso a piedi su una Strada Verde, di circa 3 km che collega Vinci alla Casa natia di Leonardo di Anchiano.

Altro non è che una casa colonica antica, ma pare che proprio qui il 15 aprile 1452 il genio venne alla luce. Una narrazione audiovisiva e un pannello touch fanno rivivere le glorie del passato, secondo gli interessi del turista, che può scegliere in prima persona i percorsi tematici. Nella casa attigua, invece, si può ammirare una riproduzione del Cenacolo. L'orario di apertura è dalle 10 alle 19, tutti i giorni, e il biglietto intero costa 2 €, ma è possibile combinarlo con quello del Museo per un prezzo di 8 €.Per i più pigri, la macchina o l'autobus vi porteranno da Vinci ad Anchiano in pochi minuti. 


Ed è proprio il Museo leonardiano il vero fulcro della visita, poichè rappresenta la collezione più ampia al mondo dei progetti di da Vinci. I suoi studi spaziavano dall'architettura alla pittura, dalla scienza alla tecnica e nel percorso espositivo, potrete avere un'idea della grandiosità del suo intelletto. Una sezione mostra riproduzioni e schizzi di macchine da cantiere, poi è la volta delle macchine tessili, degli orologi meccanici e dell'ingegneria civile.

La zona riservata alle macchine da guerra, con il modello in legno di un primitivo carrarmato progettato da Leonardo, è di certo una delle più curiose. La bicicletta, il carro automotore e le macchine per volare dimostrano come il genio toscano abbia precorso i tempi nella progettazione di quei mezzi di trasporto che verranno creati solo secoli dopo.

Il museo è aperto tutti i giorni, dalle 9.30 alle 19 e il biglietto intero costa 7 €, ma ci sono molte riduzioni soprattutto per i bambini, che andranno pazzi per le macchine leonardiane. 

Sorano, la perla del tufo di Toscana

Insieme a Sovana Pitigliano, Sorano è una delle cittadine scavate nel tufo nella bassa Toscana e per questo è anche considerata la Matera della regione. E'davvero piccolissima e gli edifici in pietra le conferiscono un'aria ancora più intima. 

Come le città sorelle, è stata zona di Etruschi e le necropoli nella zona sono davvero tante. Informandosi negli uffici turistici si possono organizzare camminate a tema per scoprire gli antichi insediamenti del popolo toscano. Il Parco archeologico delle città del tufo occupa un'ampia area boschiva e alterna ritrovamenti di vecchie tombe a veri e proprie centri abitati, con edifici risalenti al periodo medioevale.


Anche l'età dei Comuni è stata un'era importante per Sorano ed infatti la bella cinta muraria e la Fortezza Orsini, ora sede del Museo del Medioevo e del Rinascimento, sono due poli di attrazione turistica. La vista delle case dall'alto del Masso Leopoldino è però, secondo me, la parte più bella della visita: si gode di un panorama a 360° sul centro, sulle rupi vicine, sui boschi, in una pace assoluta.


Come Pitigliano, anche Sorano accoglieva un quartiere, che in realtà è solo una via, riservato agli Ebrei, la via del Ghetto, appunto. Qui c'erano una volta la Sinagoga e il Forno delle Azzime, ma all'inizio del Novecento il ghetto fu abbandonato. Una minuziosa opera di recupero ha riportato alla luce la bellezza del posto e se fate attenzione, vedrete il passaggio del tempo sulle pareti degli edifici, tra iscrizioni e segni del passato.


Visitare Sorano non occupa molto tempo. Se siete appassionati, organizzate un bel trekking nel Parco archeologico che collega le città del tufo: sarà un modo alternativo per dare un'occhiata a questa zona elegante della Maremma. Altrimenti, una passeggiata nelle strette vie del centro sarà un buon modo per passare un pomeriggio di shopping tra le belle botteghe di artigianato classico toscano, magari dopo una mattinata relax nelle vicine terme

giovedì 6 marzo 2014

American breakfast a Firenze

Poco lontano dalla stazione di Santa Maria Novella, c'è un locale piccolino in vero e proprio stile Starbucks, l'Arnold Coffee. Non sono un'appassionata del genere, mi piace il caffè all'italiana, ma in una pausa pranzo ho deciso di entrarci per passare un po'di tempo.

Il locale è ben arredato con toni scuri e poltroncine di pelle. Appena entrata, sono stata avvolta da un'atmosfera rilassata con musichetta jazz. Una ragazza in un tavolo di fronte al mio stava studiando, mentre la mia vicina stava chattando su Facebook: il wifi è gratuito. 

Ho scartato subito i diversi tipi di caffè, per paura di rimanere delusa. Ovviamente vengono serviti nei bicchieroni tipici che si vedono nei film americani e costano un po'di più dell'espresso italiano, ma la quantità è di sicuro più alta. Ho ordinato un tè chai con latte, bevuto in più di mezz'ora per non rischiare l'ustione.

Non so come ho fatto a resistere davanti al bancone dei dolci. Brownies, muffin, cheesecake, donuts: insomma tutte le specialità golose americane a prezzi americani. Si può mangiare anche salato e farsi fare degli smoothies.

Le ragazze dietro al bancone sono state simpatiche e gentilissime. Un buon posto, specialmente se si pensa a tutti gli studenti e turisti americani che frequentano Firenze.

Ci tornerò sicuramente per assaggiare uno di quei dolcetti e la mia mezz'oretta di pausa è stata davvero memorabile: poltroncina, libro e tè con vista sulla chiesa di Santa Maria Novella. Se non fosse stato per questo, mi sarebbe sembrato di essere a New York.

mercoledì 5 marzo 2014

I cartelli d'arte di Clet a Firenze

Firenze è una città che riserva sorprese ed è per questo che andrebbe girata aguzzando gli occhi e ponendo attenzione ai particolari, perchè sono proprio quelli che fanno la differenze. Avete mai osservato i cartelli stradali? Ce li abbiamo davanti ogni giorno, ma ormai la nostra vista opera una veloce selezione di colori e forma per decodificare il messaggio e...via! si passa oltre! 

Da quando è spuntato l'omino nero e senza volto intento a rubare la striscia bianca dal divieto d'accesso, a Firenze non è più così: si guardano i cartelli per scovare l'opera d'arte. Tutto questo grazie a Clet Abraham, pittore e scultore francese, che ha ideato questa nuova forma di street art.


Questi interventi urbani vengono compiuti di notte. Clet applica degli stickers, senza alterare la leggibilità del cartello, ma rendendone reversibile il messaggio: ecco come una cosa quotidiana di utilità pubblica e immediata può trasformarsi in qualcosa di diverso, in un concetto universale, in un'opera d'arte.

Il suo intento è quello della divergenza: quello di sovvertire la routine con creatività, suscitando riflessione e divertimento. Si assume un altro punto di vista, guardando i cartelli con occhi nuovi. Clet ha lavorato in tantissime città d'Italia e del mondo, da Milano a Parigi, da Londra a Palermo.



I suoi soggetti, oltre all'uomo nero stilizzato, sono molteplici e in continuo divenire: angeli e diavoli, cuori trafitti, uomini al volante, cinture sganciate, banane... Tutti soggetti presi dalla vita comune e dalla quotidianità, che però hanno fatto scalpore e hanno fatto discutere sulla validità della sua arte.

Oltre alla polemica sui riferimenti a Cristo in croce e alla Pietà, la sua installazione dell'"omino della Bic" in bilico sul Ponte alle Grazie di Firenze è stata in un primo momento rimossa. Era una provocazione, in contrapposizione al preziosissimo teschio di Damien Hirst esposto all'epoca in Palazzo Vecchio. Clet voleva dare modo a tutta la gente comune di godere di un'arte alla loro portata e sebbene avesse incontrato il gradimento della popolazione, il ponte ritornò spoglio nel giro di pochi giorni. 


Il Comune di Signa però ha commissionato un'opera analoga per il laghetto al Parco dei Renai e passato del tempo, anche Firenze ha trovato lo spazio sul Ponte alle Grazie per accogliere quest'opera tanto contemporanea quanto insolita, ma nella quale si riconoscono i fiorentini di oggi. E'questo il merito più grande di Clet: è riuscito a far breccia nel cuore della classicissima culla del Rinascimento, dove il concetto di moderno sembrava essere un tabù ed è invece stato ribaltato da questo fantastico artista francese.

Una caccia al tesoro in giro per la città alla ricerca del suo passaggio sarà un passatempo divertente, durante le vostre passeggiate nel capoluogo toscana. Il suo atelier è visitabile invece nel quartiere di San Niccolò ed oltre a una mostra dei suoi cartelli, è interessante poter osservare altre sue opere. Nel piccolo angolo shop, oltre a cartoline e pins, finalmente stickers di Clet acquistabili al prezzo di pochi euro. Dove li attaccherete?