sabato 29 aprile 2017

Boldini in mostra a Roma

Nella splendida cornice del complesso del Vittoriano a Roma, si può visitare la mostra di Giovanni Boldini fino al 16 luglio. L'ambientazione vale già una visita: salire quelle scale imponenti, entrare in un museo talmente pieno di storia e osservare dalle finestre la vista dei fori romani basta come esperienza.

Giovanni Boldini poi è uno dei miei italiani preferiti. Innanzitutto perchè i suoi quadri mi hanno sempre fatto sognare: ritraeva donne vere, non bellissime, con nasi storti e qualche chilo in più. Erano però tutte eleganti e aggraziate, vestite di abiti meravigliosi e con una dignità nello sguardo, che le rendeva le protagoniste indiscusse della Belle Epoque.

Boldini poi mi è sempre rimasto simpatico: questo piccoletto romagnolo, alla conquista della Parigi artistica, sempre ritratto con un sorriso beffardo e furbetto. Doveva essere affascinante per le donne che lo conoscevano.

Avevo già visto una mostra a lui dedicata alla Terme di Montecatini, ma i quadri, tutti di grandi dimensioni, erano pochi.

In questa mostra invece, si ripercorre con precisione la vita dell'artista, dalle sue prime opere, a quelle di chi lo ha influenzato maggiormente. L'audioguida gratuita aiuta a ricostruire i suoi periodi.

Ovviamente il Ritratto di Donna Franca Florio rapisce: è la sua opera più famosa, ma è davvero ammaliante. Però ci sono anche delle piccole chicche, che non conoscevo e che mi hanno mostrato un lato più intimista del pittore: un quadretto minuscolo ritrae una donna con il suo migliore amico, un cagnolino bianco; in un altro, una donna è dipinta a mezzo busto col seno scoperto, elegante e fiera.


Insomma, la mostra è davvero interessante. Avete ancora tempo per andarla a visitare. Il biglietto intero costa 14€ e la consiglio a chi abbia voglia di conoscere un aspetto di Italia bella.

martedì 25 aprile 2017

Klimt Experience a Firenze

Ancora pochi giorni per visitare Klimt Experience a Firenze: la mostra infatti, ambientata nella bellissima chiesa di Santo Stefano al Ponte, è stata prorogata fino al primo maggio per il grandissimo successo di spettatori.

A due passi dal Ponte Vecchio, in una piazzetta nascosta, tutti i giorni, dalle 10 alle 19, sull'altare e sulle mura della minuscola chiesa vengono proiettate le opere di Gustav Klimt. Il sottofondo musicale è la musica classica della Vienna dei primi del Novecento, la Vienna di Klimt.

Ed è anche la storia della città mitteleuropea a susseguirsi al video: la vita accademica del pittore è il classicismo che formava gli artisti viennesi dell'epoca; il suo distaccarsi, la Secessione, viene raccontata attraverso gli edifici storici della città, progettati da Klimt stesso; l'uso dei colori, degli elementi floreali decorativi, l'uso dell'oro, l'amore per le belle donne raccontano una visione del mondo, propria della città della cultura del rinnovamento del Novecento.


Vienna era una città in decadenza: la monarchia degli Asburgo falliva dopo secoli di splendore e i cittadini si trovavano a vivere un vuoto politico e sociale, su cui rifondare un uomo nuovo. Ecco perchè in questo clima storico e culturale, fiorirono avanguardie artistiche e letterarie, ma soprattutto la psicoanalisi freudiana.

Pensavo a queste cose mentre osservavo le proiezioni sui muri della chiesa, appoggiata ad una colonna di marmo. Ci si può sedere in terra o su seggioline e si può entrare ed uscire come meglio si crede: vi consiglio di vedere tutto per riuscire a carpire meglio la storia dell'artista.

Non è certamente equiparabile al vedere le opere di Klimt dal vivo. E'però un'esperienza diversa e totalizzante, forse semplicemente un'esperienza di sensi e di emozioni. 

Vale la pena? I 13 € del biglietto intero sono un po'troppo alti, ma la suggestione è tanta e la consiglio come avvicinamento all'arte per bambini e ragazzi.

martedì 8 novembre 2016

Ai Weiwei. Libero a Firenze

Ogni anno Palazzo Strozzi offre a Firenze una mostra interessante da vedere e quest'anno ha proprio fatto bingo con Ai Weiwei, artista cinese contemporaneo, da sempre al centro di polemiche. In effetti ha subito fatto parlare di sé, installando canotti arancioni sulla facciata del palazzo storico.

Lui voleva far riflettere sul problema dei migranti, i cittadini hanno gridato allo scempio. Chiunque abbia visto la sua mostra può avere la stessa reazione: o rifletti, o lo denigri. Non esistono vie di mezzo.


Le sue installazioni monumentali, le sue foto col dito medio in primo piano, i suoi ritratti fatti con i Lego dei grandi del Rinascimento sono una beffa alla società. Fanno ridere, la sua arte è composta da oggetti comuni con simbologie profonde e ci si diverte, ma pensando a questioni sociali controverse.

Ai Weiwei spesso parte dalla tradizione cinese, dalla lavorazione della ceramica, da artisti storici, dall'artigianato del legno per poi distruggere tutto e reinventare in maniera personalissima. La galleria di biciclette Forever strizza l'occhio all'opera di Duchamp, ma è uno specchio della moltitudine di bici, tutte uguali utilizzate dai cinesi e quel "per sempre" rimanda un po'all'eternità del fenomeno.


L'attenzione per la carta da parati, l'invasione dei granchi, i serpentoni di zainetti lasciano poi lo spazio, al piano interrato, a una sezione più biografica: il suo periodo newyorkese, le sue citazioni, l'utilizzo dei social nonostante la censura. Alle sue foto Instagram (il suo profilo è aggiornatissimo!) sono dedicate diverse pareti e taggandolo su una foto della mostra, mi ha anche messo un "mi piace". Lo so, fa molto groupie disperata, ma l'ho trovato pur sempre, un gesto da "persona comune".

Anche i bambini si possono divertire e si possono fare un selfie con l'artista. Fino al 22 gennaio è visitabile dalle 10 alle 20 e fino alle 23 il giovedì. Gli sconti sono tanti: consultate le opportunità di riduzioni e ticket combinati sul sito.

Everything is art. Everything is politics. Si legge ad un certo punto e Ai Weiwei non poteva sintetizzare meglio la sua arte


giovedì 13 ottobre 2016

I confetti Corsini, una tradizione a Pistoia

Come ormai saprete, mi sono sposata. Nel caos dei preparativi, uno dei dilemmi è stato la scelta delle bomboniere. I nostri intenti erano due: evitare di spendere soldi in oggetti inutili e tante volte pure brutti e offrire ai nostri invitati dei confetti, che non rischiassero di spaccare i denti al primo morso, come spesso succede.

E'stata una fortuna incontrare Giorgia, della Confetteria Bruno Corsini di Pistoia, che dal 1918 produce confetti, caramelle, il tipico Panforte Glacé e cioccolato in una delle piazze per me più belle della città, piazza San Francesco.


Parlando con lei, ci siamo goduti una degustazione vera e propria di confetti dai gusti più disparati, ognuno dei quali pensato e studiato. Si ricerca infatti l'equilibrio dei sapori nel laboratorio annesso al punto vendita e si prova e si riprova fino a che non si raggiungono le aspettative prefissate.

Abbiamo assaggiato confetti al peperoncino, all'anguria, alla violetta, allo Spritz e scelto quelli ad hoc per il nostro matrimonio, senza dimenticare la tradizione.

Non potevamo non considerare i confetti di Pistoia, prodotti dalla Ditta Corsini secondo l'antica ricetta. Sono quelli "birignoccoluti", per intenderci e i miei preferiti hanno una scorzetta d'arancia all'interno. 

Nei documenti trecenteschi, si parla già di questi dolci, offerti dalla Corporazione dei Medici e Speziali alle autorità in occasione della festa di San Jacopo. Giorgia ci ha raccontato anche la storia di un confetto avvelenato che un signore della città avrebbe dato alla moglie per ucciderla e combinare un altro matrimonio di interesse. 

Insomma, un confetto Corsini non è solo buono, ma racconta anche una storia. Se vi capita di fare una passeggiata per il centro di Pistoia, passateci per assaggiarne uno e assaporare un po'di storia di questa città. 

Se poi, come me, vi rivolgete a loro per confettate e bomboniere per qualsiasi evento, fatevi consigliare da Giorgia: ha un gusto impeccabile! Noi siamo rimasti contentissimi: scommettere sulla qualità è stata una scommessa, che però ha ripagato. La confettata si è esaurita alla svelta e vi giuro che non sono avanzate bomboniere. Ricordatevi che i confetti sono freschi e vanno mangiati!

mercoledì 31 agosto 2016

I giardini più belli del Giappone (secondo me)

Il mito del giardino giapponese arriva anche in Italia. Ci si immaginano bonsai e laghetti di carpe, ponticelli di pietra e lanterne. Devo dire che dal vivo le fantasie non sono state deluse, ma non è il paesaggio a colpire di più.

Appena ci si avventura in un giardino in Giappone, cala un silenzio irreale e tutto si confonde: non si distinguono gli alberi secolari dagli arbusti, l'acqua si fonde alla vegetazione in un sistema così armonico che è difficile isolare ogni singolo elemento.

La calma, la pace di questi luoghi non si può descrivere. Anzi, facendolo mi sembra di banalizzare quello che si prova a passeggiare per quelle stradine ordinate. 

Ci sono giardini ovunque in Giappone: nelle abitazioni e nei palazzi imperiali progettati per il piacere estetico, mentre quelli dei templi buddisti sono creati per la meditazione. Quelli che descriverò sono quelli più belli che ho incontrato volutamente o per caso nel mio viaggio.


Il primo è il Kenroku- en a Kanazawa, uno dei tre giardini più belli del paese. Il nome infatti significa "giardino che combina 6 caratteristiche", riferendosi all'armonia tra spazio, serenità, viste panoramiche, uso di acque e fontane, architettura del paesaggio.

Il giardino vanta la fontana più antica del Giappone e un alternarsi continuo di verde, laghetti, cascate. Bere il tè nella Yugao- tei è stata un'esperienza indimenticabile: ci si toglie le scarpe e si entra in questo piccolissimo ambiente, risalente al 1774. Ci si siede in terra, intorno a tavoli bassissimi e si beve un tè matcha dal sapore unico, accompagnato da un dolcetto dello stesso verde acceso. 

Unica distrazione: il panorama. La saletta infatti è affacciata su una cascata che finisce in un fresco laghetto, impreziosito da un ponte di pietra grigia e una grande lanterna dello stesso materiale.

L'altro giardino è quello del Santuario della Pace Nazionale di Tokyo, lo Yasakuni Shrine, uno dei più controversi templi del Giappone, dove si celebrano tutti i caduti in guerra per l'imperatore e tra di essi si contano anche tanti nomi di criminali.

Ci siamo capitati per caso, ma il posto è davvero particolare. Un torii gigantesco vi accoglie in un viale su cui si susseguono lanterne gialle e all'interno dello spazio sacro, potete assistere (come è capitato a noi) a spettacoli di danza tradizionale, potete fumare in un pulmino anni Settanta, potete venerare le statue degli aviatori circondate da bottigliette d'acqua in onore del caduto, potete visitare il Museo della Guerra, che a noi è stato offerto gratuitamente da una signora del comitato organizzativo.

Camminando nella zona più nascosta si arriva al giardino, che è molto piccolo, ma è stato il primo che ho visto e forse per questo mi è rimasto così tanto nel cuore. E'simpatico comprare il cartoccio di cibo per le carpe e fermarsi a dar loro da mangiare. 


A Kyoto poi abbiamo visitato il Palazzo Imperiale, che sorprende per la sua sobrietà fino ad arrivare al ricchissimo giardino. Tutto è perfetto, niente è fuori posto. Qualsiasi fotografia catturerà uno scorcio incantato.

Per la (noiosissima) visita guidata, è necessaria una richiesta scritta preventiva, in cui si dichiara il numero di passaporto di ogni visitatore, regolarmente controllato prima dell'inizio del tour. Il palazzo mi ha impressionato per i suoi spazi vuoti, per le sue stanze spoglie, per la grandezza dei portali, ma è il giardino la vera attrattiva.

La casa del samurai Nomura di Kanazawa nasconde lo stesso segreto: uno dei giardini più spettacolari che abbia mai visto. Sentierini in pietre, carpe gigantesche e la vegetazione che riempie uno spazio che sembra minuscolo, ma che cresce verso l'alto.

Non stento a credere che in questo posto una delle famiglie storiche della città trovasse la pace: riposa la mente, anche solo osservarlo. Informatevi sui prezzi dell'ingresso e provate i dolcetti della pasticceria vicina: imperdibili!


L'ultimo giardino l'ho fotografato da un cancello chiuso, di fianco a un tempio, nei pressi del castello di Osaka. E'il tipico giardino zen, con pietre e ghiaia, in cui le prime rappresentano la vegetazione e la seconda i corsi d'acqua. E'un ambiente totalmente meditativo, ma mi piace così tanto che ho provato a copiarlo in miniatura a casa con un bonseki (letteralmente, "rocce su vassoio") fatto da me.