martedì 8 novembre 2016

Ai Weiwei. Libero a Firenze

Ogni anno Palazzo Strozzi offre a Firenze una mostra interessante da vedere e quest'anno ha proprio fatto bingo con Ai Weiwei, artista cinese contemporaneo, da sempre al centro di polemiche. In effetti ha subito fatto parlare di sé, installando canotti arancioni sulla facciata del palazzo storico.

Lui voleva far riflettere sul problema dei migranti, i cittadini hanno gridato allo scempio. Chiunque abbia visto la sua mostra può avere la stessa reazione: o rifletti, o lo denigri. Non esistono vie di mezzo.


Le sue installazioni monumentali, le sue foto col dito medio in primo piano, i suoi ritratti fatti con i Lego dei grandi del Rinascimento sono una beffa alla società. Fanno ridere, la sua arte è composta da oggetti comuni con simbologie profonde e ci si diverte, ma pensando a questioni sociali controverse.

Ai Weiwei spesso parte dalla tradizione cinese, dalla lavorazione della ceramica, da artisti storici, dall'artigianato del legno per poi distruggere tutto e reinventare in maniera personalissima. La galleria di biciclette Forever strizza l'occhio all'opera di Duchamp, ma è uno specchio della moltitudine di bici, tutte uguali utilizzate dai cinesi e quel "per sempre" rimanda un po'all'eternità del fenomeno.


L'attenzione per la carta da parati, l'invasione dei granchi, i serpentoni di zainetti lasciano poi lo spazio, al piano interrato, a una sezione più biografica: il suo periodo newyorkese, le sue citazioni, l'utilizzo dei social nonostante la censura. Alle sue foto Instagram (il suo profilo è aggiornatissimo!) sono dedicate diverse pareti e taggandolo su una foto della mostra, mi ha anche messo un "mi piace". Lo so, fa molto groupie disperata, ma l'ho trovato pur sempre, un gesto da "persona comune".

Anche i bambini si possono divertire e si possono fare un selfie con l'artista. Fino al 22 gennaio è visitabile dalle 10 alle 20 e fino alle 23 il giovedì. Gli sconti sono tanti: consultate le opportunità di riduzioni e ticket combinati sul sito.

Everything is art. Everything is politics. Si legge ad un certo punto e Ai Weiwei non poteva sintetizzare meglio la sua arte